Testo critico a cura di Vera Maria Carminati.
scorri in alto
scorri in basso
Finestra, strada che porta lo sguardo alla luna,
intuire la profondità in un paesaggio
o nel movimento di una conversazione, lì,
sullo sfondo.
Lo spazio che si percorre
e i mondi disch iusi sono interiori.
Colore ed emozione incontrano forme che delimitano
e pensieri che conferiscono spessore.
Non è solo la profondità del concetto e
dell'interpretazione - solido orizzonte delle
figure di questa artista -, ma uno spessore
di ricordi e di attese, un tempo sedimentato
nell'interiorità e disteso oltre
lo sguardo bambino del desiderio.
Dalla loro dimensione ancestrale e senza tempo,
figure archetipe di donna-albero sembrano
indicare, con la forza del paradosso, il fluire
incessante della vita e il radicamento come
condizione ineludibile, convergenza di limite
e ricchezza. Ricorrono altri miti: la partita
a scacchi come metafora dell'esistenza e il ballo
mascherato come teatrino della catena dei giorni.
Un presentimento di morte si lascia
cogliere nella frenesia della spesa e
nello stallo di Faust, mentre un altro tempo
si stacca dalla perplessità e continua a scorrere.
Elisabetta Baudino propone uno slittamento
di piani, dove l'interiorità che comprende l'istante,
pur privilegiata nel conferimento di senso,
non è in fase rispetto ad un tempo sempre un po' più in là.
Che cos'è dunque il kairòs?
Redenzione o ricerca? Dannazione e gabbia?
È l'incontro che ci apre la nostra piccola verità.
È trovare un'altalena su cui oziare
in un gioco di equilibri e abbandoni.
Oppure trovare un pezzo di legno, una roccia e un profilo
che si tengono nella distanza dei loro mondi
E restituiscono, con stupore, un breve tratto
di quella strada che porta alla luna.

Vera Maria Carminati
testo critico per la mostra "Figure in tempi variabili"